“Papa Francesco si unisce al dolore inenarrabile delle famiglie colpite da questa violenza omicida e al dolore di tutte le persone colpite dalle conseguenze dell’odio, e chiede a Dio di ispirare a tutti pensieri di compassione e di pace”: lo ha detto a Il Sismografo padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, commentando la notizia del ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi israeliani, scomparsi lo scorso 12 giugno. Il 19enne Eyal Yifrah e i 16ennii Gilad Shaar e Naftali Fraenkel, provenienti da un insediamento ebraico nei Territori occupati palestinesi, sono stati ritrovati ieri sera, senza vita, presso il villaggio di Halhul, nella zona di Hebron, poco distante da dove sono stati visti l’ultima volta. Secondo quanto ricostruito, sarebbero stati uccisi subito dopo il rapimento.
Israele ha confermato la sua accusa al movimento islamista di Hamas, che – ha detto il premier Benjamin Netanyahu – “la pagherà”. Il ministro dell’edilizia Uri Ariel, vicino ai coloni, ha detto che ”i terroristi vanno colpiti senza pietà”. Il viceministro alla difesa Danu Danon ha rincarato: “La fine tragica dei tre ragazzi deve essere anche la fine di Hamas”. Il movimento islamico ha ribattuto, attraverso un portavoce dalla Striscia di Gaza: “Ogni offensiva di Israele aprirà le porte dell’inferno“, mettendo nuovamente in dubbio la versione israeliana del rapimento. “Tutta Israele china la testa nel dolore” ha commentato il presidente israeliano Shimon Peres.
Lo Shin Bet, i servizi segreti israeliani, hanno individuato due presunti responsabili, Marwan Kawasmeh e Amar Abu Ayash, proveniente da un clan di Hebron vicino ad Hamas, ma che in passato ha agito autonomamente. Dei due non si hanno più notizie dal giorno della scomparsa dei ragazzi.
Subito dopo il ritrovamento dei corpi è stata convocato il Gabinetto di sicurezza israeliano per decidere le misure da prendere. Immediata la decisione di demolire le case dei due presunti responsabili. Il dibattito, secondo l’Ansa, è stato particolarmente acceso: il ministro dell’economia Naftali Bennet, leader del partito di destra religiosa Focolare ebraico, vicino ai coloni, ha detto che avrebbe votato contro le proposte discusse fino a quel momento, definendole ”deboli e scandalose” e proponendone di più estreme, tra cui la pena di morte per i terroristi condannati per omicidio dai tribunali militari israeliani. Netanyahu, volendo una decisione unanime del Gabinetto, ha deciso di aggiornare la riunione a stasera, dopo i funerali dei tre ragazzi, che si svolgeranno attorno alle 17.30 (le 16.30 ora italiana) nel cimitero di Modin, non distante da Tel Aviv. Le tre salme dei ragazzi saranno sepolte l’una accanto all’altra. Il premier dovrebbe prendere la parola durante la celebrazione.
Anche l’Autorità Nazionale Palestinese si è riunita d’urgenza e il presidente Mahmoud Abbas avrebbe fatto un appello all’Unione Europea e agli Usa perché facciano pressioni su Israele affinché si eviti “un’operazione militare di vendetta”. Opzione improbabile: nessuno purtroppo mette in dubbio che la reazione di Israele sarà dura e violenta, così come è stata fino ad oggi la caccia all’uomo in tutta la Cisgiordania: quasi venti giorni di operazione militare “Brother’s Keeper”, che, giustificata dalla ricerca dei tre ragazzi, ha portato all’arresto di circa 400 palestinesi, ritenuti coinvolti con Hamas, e la morte di cinque persone. Sono state perquisite centinaia di case, ma anche strutture sanitarie ed università: più volte la comunità internazionale ha invitato Israele alla moderazione, invano. Un’ondata di violenza che è solo destinata a crescere.
“E altrettanto impossibile trattenere, alla minima «esagerazione», il rancore dei palestinesi della Cisgiordania – commenta Fulvio Scaglione su Famiglia Cristiana – magari estranei o addirittura ostili a Hamas, ma da lungo tempo esasperati da un’occupazione israeliana che non solo non si allenta, ma erode di continuo le loro terre. Sarà utile ricordare che proprio poco prima del rapimento il Governo Netanyahu aveva dato il via libera alla costruzione di altre 1.300 unità abitative in Cisgiordania.”
E intanto si attende il fallimento dell’asse Hamas – Fatah, dopo la storica riconciliazione e la nascita di un governo di unità nazionale. Il movimento islamista, in questi giorni, aveva duramente criticato la collaborazione di Abbas alle ricerche israeliane. D’altro canto, Tel Aviv fin dall’inizio spinge l’Anp a rompere l’accordo con Hamas, considerato un movimento terrorista che vuole la distruzione di Israele. “Tutto molto prevedibile da parte di chi ha voluto assassinare Eyal, Gilad e Naftali – prosegue Scaglione. – Non dovrebbe essere difficile capire chi aveva interesse a ottenere questi risultati.”
La violenza è già esplosa propria “a casa” di Hamas: ieri l’aviazione israeliana ha attaccato 34 obiettivi del movimento islamista nel sud della Striscia di Gaza. In Cisgiordania, a Jenin, nella notte fra ieri ed oggi soldati israeliani hanno ucciso Yousef Abu Zagha, un giovane palestinese di appena 16 anni, la stessa età di due dei ragazzi israeliani.
“Viviamo oggi in un’immensa tristezza per quello che è accaduto ieri – ha commentato all’agenzia Fides padre David Neuhaus, Vicario patriarcale per i cattolici di lingua ebraica del Patriarcato Latino di Gerusalemme. “Siamo vicini alle famiglie e ai loro amici, preghiamo che il Signore li aiuti a vivere, ad andare avanti, e li consoli nel grande dolore da cui sono stati raggiunti”.
“Adesso – riferisce padre Neuhaus – cresce anche la paura della reazione. Viviamo dentro un ciclo di violenza che dura da decine di anni e temiamo il prezzo che il popolo palestinese forse pagherà. Speriamo e preghiamo che i capi dello Stato d’Israele reagiscano con saggezza e visione del futuro e non soltanto guardando al passato.”
Secondo il Vicario patriarcale, la nuova spirale di violenza che sembra avvolgere la Terra Santa rende ancor più attuali gli appelli alla pace e alla riconciliazione lanciati da Papa Francesco durante e dopo la sua visita in Israele e Palestina. “Il Papa – sottolinea padre Neuhaus – non ha mai detto che la pace è già arrivata. Non siamo illusi, sappiamo che la violenza ha ancora il predominio e quello che ha fatto il Papa è stato proprio il tentativo di suggerire e aprire alternative a tutto questo. Noi che viviamo immersi in questo ciclo di violenza, a volte non riusciamo più a vedere la possibilità che tutto questo finisca. Si tratta, appunto, di mettere insieme i nemici. Dobbiamo pregare che questa situazione non duri in maniera permanente”.
Tra le manifestazioni di solidarietà giunte al governo di Tel Aviv, anche quella del governo italiano e del ministro degli esteri Federica Mogherini, che ha espresso ”grande dolore”.