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Gaza, la strage via terra. Padre Jorge: “Grazie a chi prega per noi”

20/07/2014 / Redazione / Blog, Notizie, Terra Santa
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“La presenza dei carri armati e delle loro armi da fuoco, il ronzio degli elicotteri e delle loro esplosioni annunciano il proseguimento di una guerra ridicola che ha finto di interrompersi con un cessate il fuoco di cinque ore. Sono sempre di più le famiglie, provenienti soprattutto dalle zone di Bet Lahia e Bet Hanun, che chiedono rifugio nella nostra scuola.” Inizia così l’aggiornamento di padre Jorge Hernández, parroco della comunità cattolica della Sacra Famiglia, a Gaza.

Al tredicesimo giorno dell’operazione militare israeliana “Protective Edge” e al terzo dell’offensiva via terra, il conto delle vittime nella Striscia continua ad aumentare: secondo Michele Giorgio, inviato dell’agenzia Nena News, alle 8.20 di questa mattina erano 355 i morti palestinesi. I feriti sono più di 2600. L’intensità della violenza è aumentata considerevolmente con la guerra sul terreno: le forze armate israeliane hanno confermato che migliaia di soldati sono dentro Gaza. Altri due militari israeliani sono morti portando ad almeno 9 il bilancio dei soldati uccisi.  Secondo il sito di informazione israeliano YnetNews e il quotidiano Haaretz, Hamas ha chiesto ad Israele, tramite la Croce Rossa, un cessate il fuoco di due ore per prestare soccorso alle decine, o forse centinaia di feriti, a Shajaiye e per raccogliere i corpi delle vittime. Israele ha confermato la richiesta, ma non ha risposto ancora. La situazione è sempre più drammatica: nella scorsa notte le ambulanze non riuscivano a prestare soccorso ai feriti. Testimoni locali parlano di decine di corpi abbandonati nelle strade.

Anche nella piccola parrocchia cattolica la comunità soffre, come testimonia padre Jorge, con una lettera aperta datata 19 luglio 2014. “Inizia a mancare l’acqua, il carburante, l’elettricità (tre ore al giorno). Questo è ancor più grave se pensiamo ad un ospedale, per esempio. Interrompere un’operazione per la mancanza di corrente, aspettare a fare una trasfusione per mancanza di luce, sono cose normali negli ospedali, anche prima della guerra. Immaginiamo cosa possa essere adesso..”

Le famiglie della parrocchia si rivolgono ai religiosi anche per dominare “lo stress, la sensazione di impotenza, la paura dei bambini.” Padre Jorge riporta il caso di una bambina di tre anni che “senza saper tenere una matita in mano, ha disegnato, come ha spiegato al suo papà, «un aeroplano di gente cattiva» e un missile «che fa wawa, che fa male». Solo tre anni – commenta amaro il sacerdote . e ha già vissuto due guerre! E’ tremendo.”

Padre Jorge Hernández parroco della Sacra Famiglia, Gaza

Padre Jorge Hernández
parroco della Sacra Famiglia, Gaza

Alla domanda che in molti gli rivolgono sul loro ruolo a Gaza, il missionario argentino risponde: “Tutto e niente. Il nostro è un apostolato di presenza. Non possiamo uscire dalla parrocchia, nè visitare le famiglie, non possiamo fermare questa guerra… non possiamo fare “niente”. Tuttavia, facciamo molto. Tutte queste persone sono presenti nel Santo Sacrificio dell’altare, nell’Adorazione Eucaristica, nel Santo Rosario… Facciamo moltissimo!”

“Il solo fatto di stare qui, in mezzo a questa gente, anche senza fare “materialmente” niente – spiega padre Jorge – è già di per sè un conforto, è il sollievo di essere accompagnati nella sofferenza. Ed è anche fonte di forza e di speranza per il cristiano oppresso.”

Il giovane sacerdote sottolinea, nella sua lettera la gioia per aver ricevuto “la grazia e il privilegio” di “essere strumento (inutile) del tanto bene che Dio porta nelle anime in momenti come questo” e “la grazia di appartenere alla congregazione missionaria dell’Istituto del Verbo Incarnato, che generosamente e pazientemente ci accetta nel suo seno e ci permette di realizzare nelle nostre vite la “sola cosa necessaria” per cui vale la pena di vivere e morire: la sequela Christi.”

Il parroco chiude il suo aggiornamento ringraziando il Patriarca Fouad Twal e il vicario patriarcale William Shomali, per la loro preghiera, la vicinanza e la preoccupazione dimostrata verso i cristiani di Gaza. “E’ d’obbligo infine ringraziare tutti coloro che nel mondo pregano per Gaza, che offrono sacrifici per la pace a Gaza e in tutto il Medio Oriente. Che il Signore li ricompensi con la sua infinita misericordia.”

 

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