Dal numero 39, de La Voce di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, fascicolo diocesano di Toscana Oggi.
Dalla parrocchia di Anghiari al Seminario. Venerdì 31 ottobre (diretta su TSD dalle 18), nella Cattedrale di Arezzo, l’ultimo atto nel percorso verso la vita sacerdotale per Alessandro Bivignani.
Alla vigilia dell’ordinazione presbiterale è d’obbligo la domanda come ci si sente e come stai vivendo questi ultimi giorni che ti separano dal 31 ottobre.
Sono giorni davvero emozionanti. Spesso vissuti tra le tantissime cose da preparare sia per l’ordinazione che per la prima Messa, ma non mancano certamente momenti di fraternità e spiritualità, penso all’incontro con tanti amici, sia giovani che adulti, che mi partecipano la loro vicinanza soprattutto con la preghiera. Un mese prima dell’ordinazione, a fine settembre, sono stato anche a fare una settimana di Esercizi Spirituali e nei prossimo giorni sarà alla Verna per fare ancora un po’ di silenzio. È commovente, per me, sapere che in questi giorni sia molte comunità religiose, ma anche tante persone, stanno pregando per me, quindi stanno sostenendo il mio cammino verso il presbiterato. Anche i ragazzi di Anghiari, che si son dato l’impegno dalla scorsa estate di farmi arrivare una «Ave Maria» al giorno, anche mettendosi l’avviso sul telefono…
Due ordinazioni presbiterali. Da alcuni anni la nostra Diocesi non viveva un momento così.
Si, sono davvero diversi anni. Forse troppi per una diocesi così vasta come la nostra. Mi auguro che la preparazione a questo momento, e la Grazia che esso porterà, possa ravvivare in tutta la nostra chiesa l’invito esigente alla preghiera per le vocazioni. E anche possa portare molti ragazzi a domandarsi con sincerità quale sia la chiamata che il Signore sta facendo alla loro vita. Del resto io ricordo bene le ordinazioni presbiterali a cui ho partecipato da ragazzo, così come le prime Messe…sono momento molto forti che hanno la capacità di far interrogare le persone.
A proposito dei tuoi ricordi, ce n’è qualcuno in particolare nella storia della tua vocazione, che senti di ricordarti adesso?
Sicuramente l’incontro con alcuni preti significativi. Anche recentemente ad alcun gruppi giovanili che mi avevano chiamato per fare una testimonianza, ho ricordato che la vocazione al sacerdozio non avviene mai tramite strane intuizioni o addirittura «voci»…certo che la parola vocazione/chiamata attiva nella memoria umana il meccanismo di una voce che chiama e qualcuno che la ascolta! Tuttavia si parla della voce del Signore, e come al profeta Elia sull’Oreb, spesso il Signore parla non come noi vorremo ma attraverso ciò che non ci aspettiamo. E di solito, lo strumento che il Signore stesso ha privilegiato per chiamare i suoi è stato quello di un incontro umano. Con questa stessa modalità la sequela di Gesù, dalle rive del lago di Tiberiade, arriva ancora oggi tramite delle persone. Per me sono stati alcune figure di preti, ad iniziare dal mio parroco don Marco Salvi e anche altri. Uno di loro è già in cielo, non ce l’ha fatta a vedermi prete con gli occhi umani, ed è don Alberto Gallorini. Sono sicuro che dal cielo continuerà ad accompagnare il mio cammino. E poi devo ricordare amicizie così significative che mi hanno reso possibile capire ciò per cui ero fatto. Tutta questa storia, dentro cui si dipana il mistero della vocazione, è una storia di persone che si chiama Chiesa.