Un’ondata d’indignazione contro la corruzione della politica; una mobilitazione di massa che è arrivata fino ad Arezzo, con tanto di sit-in organizzati in Piazza Guido Monaco.
La comunità romena aretina sta seguendo con grande apprensione e vicinanza i fatti che hanno portato alle dimissioni del premier Victor Ponta e dell’intero governo romeno.
Tutto è iniziato con un terribile rogo all’interno di una discoteca di Bucarest. Nell’incendio sono morte almeno 32 persone e altre 180 sono rimaste ferite. La maggior parte erano ragazzi. Una tragedia immane che a detta di molti poteva essere evitata.
E nel mirino dell’opinione pubblica romena è finita l’intera classe dirigente del Paese, tacciata di corruzione e incompetenza. Di fronte alle crescenti proteste, il primo a presentare le dimissioni è stato Cristian Popescu Piedone, sindaco di Bucarest che si è “assunto la responsabilità morale” della tragedia.
Troppo poco per placare le proteste di piazza che ormai coinvolgono l’intera Romania. Oltre 20 mila persone sono scese per le strade di Bucarest in una manifestazione spontanea per chiedere le dimissioni del premier, del ministro dell’interno Gabriel Oprea e delle autorità distrettuali del quartiere della capitale dove si era verificata la tragedia della discoteca. “Vergogna”, “Assassini” – hanno scandito tra l’altro i manifestanti.
E hanno voluto esprimere tutto il loro dolore e la loro indignazione anche i rappresentanti della comunità romena aretina, in Piazza Guido Monaco. “Vogliamo esprimere anche da Arezzo la nostra vicinanza al nostro popolo – spiega Aurelia Ceoromila, rappresentate della comunità romena aretina – per questo abbiamo deciso di organizzare dei sit in anche qua. Questa tragedia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non possiamo più stare fermi a guardare una politica corrotta che uccide per incuria e per corruzione”.
Tante le persone questa sera si ritroveranno di nuovo alle 17, sotto la statua di Guido Monaco nel cuore di Arezzo per manifestare la propria indignazione e la vicinanza alle famiglie dei ragazzi morti.
E chissà che questa mobilitazione non riesca ad insegnare qualcosa anche agli italiani…