Dovrebbe iniziare mercoledì 13 aprile il prossimo round dei colloqui di pace sulla Siria: a renderlo noto è l’inviato speciale Onu Staffan de Mistura, che parlando alla stampa ha espresso l’intenzione di rendere i negoziati più “concreti”, incanalandoli in un “processo che porti all’inizio della transizione politica“.
Per questo è necessario verificare le posizioni dei soggetti internazionali e regionali coinvolti. De Mistura lo farà con alcune visite programmate, nei prossimi giorni, a Damasco e Teheran, con possibili tappe ad Amman e Beirut, ed ulteriori incontri in Europa con autorità turche e saudite. Nella capitale siriana de Mistura incontrerà il ministro degli esteri e il suo vice, ma non ha in programma alcun meeting con il presidente Bashar al-Assad. Il principale obiettivo del viaggio è verificare se ci sia “una comprensione critica, o di massa, di quello che potrebbe essere il quadro di una transizione politica”, ha dichiarato de Mistura, sottolineando che anche la cessazione delle ostilità è stata raggiunta perchè “ad un certo punto c’era una massa critica sui cui potevamo lavorare”.
Meno positiva la situazione sul fronte degli aiuti umanitari: “Aprile sarebbe dovuto essere il nostro mese migliore, ma non sembra”, ha dichiarato Jan Egeland, Consigliere speciale di de Mistura. Negli ultimi giorni nessuno dei cinque convogli predisposti è riuscito a passare, lasciando 287mila persone senza sostegno in zone difficili da raggiungere o assediate: quattro mezzi non hanno ricevuto le necessarie autorizzazioni dal governo e il quinto è stato bloccato da “qualche gruppo armato di opposizione”, ha reso noto Egeland. Questi ostacoli rischiano di compromettere la campagna di vaccinazione che coinvolge milioni di bambini a rischio di epidemia: il responsabile Onu ha dunque chiesto a governo e gruppi di opposizione di non fermare i volontari e gli operatori sanitari.
L’unica nota positiva emersa dal report di Egeland è il progetto di evacuare, nei prossimi giorni, oltre 500 tra feriti, malati e loro parenti dalle città di Madaya, Zabadani, Foah e Kefraya. “E’ una delle maggiori evacuazioni sanitarie che abbiamo mai organizzato”, ha dichiarato il referente delle Nazioni Unite.