“Siamo venuti per capire il segreto di questa donna forte; per cogliere il fascino della sua storia e rinnovare noi stessi, raccogliendo la sua vicenda umana come una salutare provocazione di Dio. Chiara con la sua luminosa esperienza di vita è un miracolo che sopravvive nella Chiesa, è un dono, che dobbiamo accogliere nel tempo. Una storia tutta pura, tutta bella.”
Con queste parole l’arcivescovo Riccardo Fontana ha aperto la sua omelia nel monastero della Clarisse di Cortona nel giorno della Solennità di Santa Chiara. “Un eccezionale contributo femminile che si realizza in pienezza di vita, è una sintesi di amore e di libertà che inquieta ancora dopo secoli con la sua pace e mostra le inesauribili ricchezze dell’avventura cristiana: liberarsi dall’effimero e dal superficiale, acquisire una consapevolezza umana, che vale più di ogni altro tesoro al mondo”.
Il presule ha ricordato il legame tra la Santa e Francesco di Assisi: “Anche Santa Chiara appartiene al gruppo di coloro, che a contatto con San Francesco, acquisirono consapevolezza di sé, e avviarono una storia tutta alternativa e liberante. Ma proprio per questo si tratta di una conquista personale e originalissima. Un cammino che ciascuno fa davanti a Dio e che ritorna a vantaggio di tutti, in semplicità e umiltà”.
“Anche Francesco – sottolinea Fontana – non sarebbe stato ciò che è stato, se non avesse incontrato Chiara: anch’ella lo ha influenzato. È la meraviglia della Chiesa che ci chiama sempre a interagire. Lo stupore sponsale della verginità consacrata e il “privilegio della povertà” sono il fortissimo contributo profetico che Chiara dà al francescanesimo e alla Chiesa, e ancora rifulge”.
Come le cronache di San Damiano antico testimoniano la volontà medievale di conciliare la storia di Marta con quella di Maria, così oggi ritroviamo “l’aspirazione di rapportare correttamente il servizio con la contemplazione; il silenzio con la comunità; la fede con le opere”. “Anche in questo senso – ricorda l’arcivescovo – l’avventura di Chiara diventa una storia universale”. Ecco dunque, nelle parole di mons. Fontana, il senso dell’esempio della Santa di Assisi: “Non perdere la capacità di interiorizzare e di capire, saper trovare il giusto equilibrio tra noi e gli altri, saper difendere la cittadella interiore dell’uomo, perché non sia espropriato del suo spazio: una sana ecologia dello spirito”.
“Da Santa Chiara siamo venuti a raccogliere il singolare contributo di libertà dal fare; l’indipendenza dal tarlo del potere; la fuga dalla logica del successo, che rende schiavi delle convenienze e delle cose. Da questa antica, bellissima donna del Medioevo vogliamo imparare la carica di contestazione delle logiche del mondo, che schiavizzano, oggi come allora, e sono la radice del peccato”.
“Alla donna, spesso allora oggetto di scambio, ma anche oggi umiliata dalle convenienze e dal dover fare – ricorda l’arcivescovo – Chiara addita la libertà e il gusto di vivere l’amore verginale. Riesce a proporre la libertà di seguire Cristo alle principesse e alle popolane del Medioevo, ma anche alle donne del mio tempo, desiderose di una libertà radicale e incantata”. “Nella Santa madre Chiara vi è il fascino di una vita incontaminata e incorrotta; lo splendore di una giovinezza che non appassisce, una proposta che, come il Vangelo, va oltre le barriere umane”.
“La contemplazione con Chiara diventa realissima esperienza di vita, non fuga momentanea, né rifugio”, sottolinea il Pastore della Chiesa aretina-cortonese-biturgense.
“Santa Chiara nella contemplazione dell’umanità di Gesù vede il modello, lo strumento della liberazione personale. Contemplare con amore è la via per trasformare se stessi e perfezionare le proprie interiori risorse”.
“Per iniziare un percorso interiore Santa Chiara ci insegna che è assolutamente necessario liberarsi dalle cose, con povertà assoluta e decisa. È uno strappo liberante: è la medesima logica che porta Chiara al dominio del corpo nell’esercizio della penitenza. Il nostro tempo deve tornare alla scuola di Chiara. È questo il dono del Giubileo che fa popolare ancora di più le nostre contrade di un popolo in cerca della pace”.
“Riflettere la contemplazione – conclude mons. Fontana – è cogliere il significato di quanto si è scoperto, è il riposo pieno di ammirazione verso ciò che si è riconosciuto in tutta la sua importanza. La contemplazione è un ponte verso l’agire concreto, è il passaggio dalla imitatio Christi alla sequela di Lui”.