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Béchara Raï: salvare il Libano un dovere nobile per il mondo

04/09/2020 / Sofia Lomonaco / In evidenza, Notizie

Dopo la tragedia del porto di Beirut, la Chiesa locale si stringe attorno all’inviato del Papa, il cardinale Parolin, per vivere la “Giornata universale di preghiera e digiuno per il Libano” annunciata per domani da Francesco. A Vatican News il Patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Béchara Raï, parla dell’iniziativa che richiama alla mente la giornata voluta nel 1989 da Giovanni Paolo II e sottolinea l’importanza di difendere il “messaggio” che il Libano rappresenta per il mondo.

Fausta Speranza – Città del Vaticano

A un mese esatto dall’esplosione nel porto che ha devastato Beirut – 220 morti,  6.000 feriti e 300 mila sfollati – il Papa richiama tutti alla “Giornata universale di preghiera e digiuno per il Libano”. Nell’accorato appello, lanciato ieri al termine dell’udienza generale, ha annunciato di inviare il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, quale suo “rappresentante” per esprimere “vicinanza e solidarietà” e per invitare “anche i fratelli e le sorelle di altre confessioni e tradizioni religiose ad associarsi a questa iniziativa” nelle “modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme”.

Ricordando il richiamo 30 anni fa di San Giovanni Paolo II, Francesco ha affermato: “Di fronte ai ripetuti drammi, che ciascuno degli abitanti di questa terra conosce, noi prendiamo coscienza dell’estremo pericolo che minaccia l’esistenza stessa del Paese. Il Libano non può essere abbandonato nella sua solitudine”. Per oltre 100 anni, il Libano è stato “un Paese di speranza”, “un luogo di tolleranza, di rispetto, di convivenza unico nella regione”. Come disse San Giovanni Paolo II nel 1989, “il Libano rappresenta qualcosa di più di uno Stato, il Libano è un messaggio di libertà, è un esempio di pluralismo tanto per l’Oriente quanto per l’Occidente'”. Francesco ha ribadito: “Per il bene stesso del Paese, ma anche del mondo, non possiamo permettere che questo patrimonio vada disperso”.

Dell’incoraggiamento di Papa Francesco a “tutti i libanesi a continuare a sperare”, abbiamo parlato con il Patriarca di Antiochia dei Maroniti, cardinale Béchara Boutros Raï:   

R. – Noi abbiamo apprezzato tanto l’iniziativa del Santo Padre e lo ringraziamo di cuore. Da quando il nunzio ci ha comunicato ieri la notizia, abbiamo informato tutti i vescovi e anche il popolo perchè ogni sera, nel Patriarcato, abbiamo la recita del Rosario che è diffuso attraverso televusioni e Facebook. Quindi abbiamo annunciato che il Papa ha fatto un appello lanciano una giornata di preghiera e digiuno per il Libano. Quindi tutti lo sanno: le diocesi e i religiosi sono stati tutti informati e vediamo che si sono “mobilitati” alla preghiera anche tanti giovani.

Eminenza ricordiamo l’altra giornata di preghiera quella voluta da San Giovanni Paolo II, il 7 settembre 1989…

R. – S. Giovanni Paolo II inviò una lettera apostolica a tutti i vescovi cattolici del mondo chiedendo di consacrare una giornata di preghiera per il Libano. In quella famosa lettera diceva esattamente che il Libano è qualcosa di più di un Paese, è un messaggio di libertà, un esempio di pluralismo per l’Oriente come per l’Occidente. La sua sparizione diverrebbe uno dei più grandi rimorsi del mondo, la sua salvaguardia è uno dei doveri più urgenti e nobili che il mondo contemporaneo debba assumere. Quindi è una cosa molto grande. Ecco, ora il Santo Padre Francesco riprende questa iniziativa di preghiera per il Libano.

Dunque eminenza un appello e una preghiera forti che si rinnovano, per la difesa e la ricostruzione del Libano?

R. – Certo, ed è per questo che noi diamo tanta importanza a questo evento, e stiamo pregando tutti, come Chiesa, già da ottobre scorso. Tutti i giorni alle 18 recitiamo il Rosario che viene diffuso tramite le televisioni e attraverso Facebook. E’ seguito da decine di migliaia di persone. Ora grazie all’appello del Papa viviamo una preghiera universale della Chiesa.

A 20 chilometri da Beirut, in collina si staglia il Santuario di Nostra Signora del Libano di Harissa. Abbiamo raggiunto telefonicamente il rettore padre Khalil Alwan.

Padre Khalil sottolinea che la parola del Papa e l’inizitiva della giornata hanno fatto sentire a tutti in Libano di non essere soli. Sapere che la Chiesa in tutto il mondo prega per il Libano è – sottolinea – “una grazia straordinaria”. Padre Khalil sottolinea quanto sia importante l’incoraggiamento per la gente nel Paese che vive una fase  in cui “in tanti pensano di emigrare”. E ricorda poi che nel Santuario, dove si celebrano ogni giorno diverse Messe e si recita il Rosario, in particolare durante tutte le ore della visita del cardinale Parolin ci saranno persone a pregare senza interruzione.

Chiesa-Giovane

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