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Omelia della Messa di Natale del vescovo Andrea Migliavacca

25/12/2022 / Luca Primavera / Notizie

Tanti sono i motivi per cui essere qui in Cattedrale oggi, ad Arezzo, Natale del Signore.

Per alcuni è profonda chiamata che viene dalla fede e che porta ad incontrare l’Emmanuele, il Dio con noi. Per altri può essere il richiamo di un clima di gioia e di famiglia che ricorda gli anni passati, anche quelli di quando eravamo bambini. Altri ancora sono venuti qui per il bisogno di incontrare la comunità e celebrare le festività natalizie. Per alcuni magari è giorno che per tradizione si vive con l’appuntamento anche in Chiesa. Per altri, magari più lontani dalle fede o con tante domande nel cuore è invito a sostare, aver pace e portare in questa celebrazione la nostra vita, anche la storia di lontananza dalla fede o dalla Chiesa.

Tanti motivi, un po’ come per i pastori furono gli angeli a chiamare a Betlemme, a vedere il bimbo che era nato.

Tanti motivi… e siamo qui, nella Cattedrale, popolo radunato e chiamato da luoghi e strade diverse e unificato dalla stessa preghiera di lode e di gioia.

Tanti motivi ci hanno portato qui… ed è Natale.

Il vangelo ci racconta quale risonanza il Natale ha avuto nei diversi personaggi del racconto, dell’evento annunciato.

C’è il cammino dei pastori. Di loro si dice che all’annuncio dell’angelo si dissero: “Andiamo dunque fino a Betlemme…” e “Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. E da lì, da quell’incontro, ripartono in cammino…: “I pastori se ne tornarono…”.

Ecco, un primo dono del Natale: è il cammino. Il cammino è immagine di chi vive, di chi vive la vita con intensità, quindi con obiettivi e fatiche da affrontare, con progetti e talvolta anche cadute… Ma in cammino, cioè vivi. Il primo dono del Natale, che vediamo nel cammino dei pastori, è il dono del cammino, il dono di vivere, di avere orizzonti verso cui andare.

Ed è un cammino che rende i pastori capaci di vedere: videro Maria, Giuseppe e il bambino, Gesù. Cioè è il cammino che regala la fede, consente di vedere le tracce della presenza, dell’opera e del dono di Dio; regala di vedere l’amore di Dio nel nostro cammino.

I pastori, dopo averlo visto, “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”. Si tratta di un secondo esito dell’incontro con il Natale. Betlemme rende quei pastori, povera e semplice gente, testimoni, narratori della misericordia e dell’amore di Dio. La loro vita diventa capace di parlare, di testimoniare; la loro vita racconta, non solo a parole, che hanno visto l’amore di Dio e il modo più vero per parlarne è viverlo, vivere l’amore. La testimonianza più vera che nasce dal Natale è l’amore, l’amare.

Ancora i pastori che se ne tornano a casa vanno “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Il cammino dei pastori, da Betlemme, diventa un cammino di gioia, portatore di gioia che è la presenza del Signore. E la gioia diventa lode a Dio, canto della sua grandezza e della sua misericordia. Betlemme regala ai pastori il dono della gratitudine, del vivere la vita come dono. La lode non è solo la preghiera, ma è la vita vissuta secondo il progetto di Dio, quindi come dono, come servizio, come vita che rimanda all’amore di Dio.

E ci sono gli ascoltatori dei pastori. Di loro si dice che “si stupirono delle cose dette loro”. Lo stupore, la meraviglia è segno di un messaggio che è finalmente arrivato al cuore, una parola di cui

puoi dire che ti interessa, parla di te e alla tua vita, accompagna i tuoi passi. Lo stupore è il sentire di chi dice: è proprio per me, è venuto per me, si dona per me, cammina e starà per sempre con me.

Lo stupore è atteggiamento e sentimento che apre il cuore, a Dio, alla sua opera bella e ai fratelli e si fa spazio di fraternità e amicizia con tutti.

E poi c’è Maria. Di lei si dice che “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

Maria è donna ed è Madre che accoglie e contempla. Maria vive l’intensità della comunione con Dio, con il Padre, con il suo amore e si scopre al centro della storia della salvezza, del progetto di salvezza di Dio. Il silenzio di Maria è pienezza di umanità che è madre e apertura all’opera divina in Gesù, suo Figlio, per cui cantare ancora il Magnificat, l’anima mia magnifica il Signore.

Maria custodisce nel suo cuore anche tutte le sofferenze del tempo e del mondo di oggi: la violenza della guerra, la fatica di tante famiglia ad andare avanti, anche economicamente, le ferite alla bellezza e alla armonia dell’ambiente, i muri alzati che impediscono storie di vera fraternità ed accoglienza… Maria custodisce tutto nel cuore… e lo porta al suo Gesù, nel cuore dell’amore di Dio.

Andiamo a Betlemme e anche noi vivremo queste risonanze nella nostra vita: il cammino che è vivere davvero, la testimonianza che la nostra vita possa essere accompagnata dalla gioia, la gratitudine di chi vive la vita come dono, lo stupore di chi scopre che il dono di Gesù, il Dio con noi è proprio per noi, per te, il silenzio che come Maria custodisce la vita nostra e degli altri nel cuore e la porta a Gesù.

Così ripartiamo da Betlemme e siamo gente nuova, rinnovata perché amata e ce ne siamo accorti.

Così scriveva Aelredo di Rievalux: “Sì, Dio è con noi! Finora egli era ‘Dio al di sopra di noi’, ‘Dio di fronte a noi’, ma oggi egli è l’Emmanuele. Oggi è Dio con noi nella nostra natura, con noi nella sua grazia; con noi nella nostra debolezza, con noi nella sua bontà; con noi nella nostra miseria, con noi nella sua misericordia; con noi per amore, con noi per legami di parentela, con noi per tenerezza, con noi per compassione”.


E’ Natale, carissimi.

Buon Natale…

Aisa
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